forse molti non conosceranno questo chitarrista, poichè è probabilmente uno dei più sottovalutati della storia della chitarra. Spesso si parla e si osannano i vari Malmsteen, Vai, Van Halen e compagnia suonante, ma una delle figure FONDAMENTALI nel percorso formativo di questi pilastri è senz'altro lui. Per chi non lo sapesse, Roth ha militato negli Scorpions dal 72 al 78, producendo con la band 4 album studio ed 1 live, secondo me la miglior parte in assoluto della carriera dei tedeschi. Ascoltate il monumentale Tokyo Tapes per capire di che gigante si sta parlando, oppure l'intimo e a tratti oscuro In Trance, mio disco preferito tra tutti quelli esistenti su questa terra. Chi avrebbe lasciato gli Scorpions proprio nel momento dell'inizio della loro ascesa, fregandosene altamente di soldi e contratti ricchissimi, pur di non "vendersi" all'industria musicale e continuare invece a fare la musica che si è sempre desiderato? Forse nessuno, ma lui lo fece, dando dimostrazione di quanto sia centrale per lui la musica, quella vera, che nasce dal cuore. Nascono così i 3 album a nome Electric Sun, la band di cui era unico chitarrista, compositore e (purtroppo) cantante. E' proprio la voce a penalizzare questi dischi a mio avviso, poichè quanto scaturisce dalle note della sua chitarra è forse l'apoteosi di ciò che un uomo fuso in un tutt'uno col suo strumento può concepire. \n\nMi piacerebbe sapere cosa pensate di questo chitarrista, sconosciuto alle masse ma osannato da chi, a sua volta, ha tenuto alta la bandiera dello "shredding" e del "Neoclassico" negli ultimi decenni. \nIntanto, per chi non lo conoscesse, mi permetto di allegare qualche video \n\nhttp://www.youtube.com/watch?v=X6bR-MA9O5Q\nht ... e5072S-hBg

Già con "Night lights" ti comprerai un sacco di voti a favore!! \nComunque, è un chitarrista fantastico, senza dubbio, e si perde in abbellimenti molto meno dei suoi successori, pur soffrendo anche lui di quella smania per l'inserto virtuosistico (ma spesso non proprio ottimo in abbinamento al clima del brano) che forse ha risparmiato solo il "perfezionista" Eric Johnson.\nA suo favore giocano, oltre alla sua bravura innegabile (e innegata, ci mancherebbe altro!!), un sound per cui il termine "epico" sarebbe riduttivo, una ricerca sonora molto minuziosa che credo pochi chitarristi, ieri e oggi, effettuino (forse solo il già citato Johnson, Satriani e credo Petrucci) e un gusto raffinatissimo per la melodia (come evidente nella già citata "Night Lights").

l'ho visto dal vivo un paio di annetti fa' e non mi è affatto dispiaciuto (e poi duettava con stu hamm al basso!). la sua sky guitar è veramente obrobriosa, ma a quanto pare è frutto di un lavoro molto lungo e rifinito, con risultati eccezionali a livello sonoro. insomma niente male, sottovalutato e tutto, ma non merita a mio parere nemmeno di essere osannato fra i più grandi

il fatto che meriti di essere annoverato tra i più grandi non è qualcosa di soggettivo, ma è oggettivo, perchè è stato uno dei pochissimi (assieme a Iommi, Schenker e Blackmore) ad aver gettato le basi per la chitarra metal anni 80, che poi non piaccia quello è si soggettivo, ma il valore assoluto non si discute, è come dire che Hendrix non meriti di essere ritenuto un gigante solo perchè oggi c'è gente con molta più tecnica di lui... ascoltare The Sails of Charon (1977) per capire quanto fosse avanti nel tempo all'epoca.

slime ha scritto:il fatto che meriti di essere annoverato tra i più grandi non è qualcosa di soggettivo, ma è oggettivo, perchè è stato uno dei pochissimi (assieme a Iommi, Schenker e Blackmore) ad aver gettato le basi per la chitarra metal anni 80, che poi non piaccia quello è si soggettivo, ma il valore assoluto non si discute, è come dire che Hendrix non meriti di essere ritenuto un gigante solo perchè oggi c'è gente con molta più tecnica di lui...

\n\nSi rischia però di cadere nell'errore già compiuto per Manzoni, in altro ambito: un grande della letteratura del suo tempo, ma oggi inutile (tranne che in ambito storico) e banale. Egualmente si rischia di fare per vari musicisti, primo tra tutti Hendrix: un grande, nel suo periodo e oggi, ma definirlo "il più grande" (tra l'altro in un settore così ricco e soggettivo com'è la musica) diventa presuntuoso (e lo sarebbe anche dare questa definizione a qualcun altro: tanti sono i musicisti e tante le ispirazioni, che potremmo discorrerne, ognuno con le sue validissime ragioni, per molto tempo). Tornando nello specifico del topic, pur non condividendo del tutto il parere di Nico (io, personalmente, ho notato sue "tracce" in molti artisti che lo hanno seguito, quindi il suo valore musicale non lo riterrei di secondo piano), ti devo dire che non sembra condivisibile nemmeno una visione così apologetica:\n\n

slime ha scritto:poichè quanto scaturisce dalle note della sua chitarra è forse l'apoteosi di ciò che un uomo fuso in un tutt'uno col suo strumento può concepire. \n

\n\nPerchè, come accennato in precedenza, potrei citarti moltissimi altri chitarristi (primo tra tutti Blackmore, che anche tu, in altro ambito, hai citato) che ritengo più "fusi" con il proprio strumento e più prolifici come "ispiratori", adducendo tra l'altro moltissime prove di quanto affermo.\nDefinire tra l'altro Roth\n

slime ha scritto:uno dei pochissimi (assieme a Iommi, Schenker e Blackmore) ad aver gettato le basi per la chitarra metal anni 80

\nmi sembra, scusami la durezza, assurdo: stai praticamente annullando gente come Jimmy Page (dove sarebbe oggi Van Halen senza "Heartbreaker"?), Dave Murray (chi ha sviluppato, tra gli altri, i veloci fraseggi in legato che tanto avrebbero giovato a gruppi come i Metallica?), Gary Moore, Jeff Beck (dove sarebbe andato Randy Rhoads, senza questa fantastica coppia di musicisti?), Steve Lukather (uno dei primi, insieme a Roth stesso e ad Eric Johnson, a definire il concetto di "ricerca timbrica" che tanto influirà sulle composizioni di artisti come Petrucci o Satriani).

condivido TUTTI i nomi che hai fatto, ma ho giusto citato quelli più "in vista" (ok, avrei anche potuto aggiungere Page) proprio per dare il contrasto tra noto/ignoto, gente come Moore, Lukather, Beck ed altri che hai nominato meriterebbero ben più considerazione, ma purtroppo sono "oscurati" (a livello mediatico) da gente come Slash et simili che ne valgono un'unghia... \nBlackmore io lo ritengo meno "spontaneo" rispetto a Roth, ma li si che si entra in gusti e sensazioni soggettive ed ognuno la pensa a suo modo!\nriguardo Hendrix non ho detto che sia il più grande, l'ho solo usato come metro di paragone per dire che certe figure hanno dato così tanto allo strumento che è impossibile non riconoscere loro una figura di primo piano nella sua evoluzione, purtroppo alcuni fanno l'errore di decontestualizzare spazio-temporalmente certe figure (si, ho sentito gente che paragona Hendrix a Vai o Gilbert, cose che non stanno ne in cielo ne in terra), dico quindi che riconoscere un valore oggettivo per quello che ognuno di queste figure ha dato al suo tempo è cosa buona e giusta, per capire da dove siamo "venuti chitarristicamente"

walter ha scritto:\nSi rischia però di cadere nell'errore già compiuto per Manzoni, in altro ambito: un grande della letteratura del suo tempo, ma oggi inutile (tranne che in ambito storico) e banale.

\n\nMa ti dai all'alcolismo?? Dovrebbe resuscitare e rendersi meno banale? Ma per piacere...

a me piace molto, è veramente un grande chitarrista e un innovatore; anzi, a differenza di molti celebri chitarristi storici (senza fare nomi altrimenti mi bannano ), che negli anni sono rimasti la fotocopia di se stessi, lui sicuramente è stato al passo con i tempi, modernizzando il suo stile e imparando tecniche moderne.

Ian ha scritto:\nMa ti dai all'alcolismo?? Dovrebbe resuscitare e rendersi meno banale? Ma per piacere...

\n\nLe sue soluzioni narrative non mi sembrano molto innovative, al giorno d'oggi: lo erano certamente nel suo tempo, e come tale lo si può ritenere un grande, ma definirlo un esempio di letteratura attuale nel 3° millennio mi sembra molto forzato...\nMai ho detto che dovrebbe "resuscitare e rendersi meno banale": semplicemente, la sua grandezza è, a mio parere (e alcuni critici mi danno ragione, a quanto ne so), relativa al tempo (cosa non vera, invece, per Dante Alighieri, che mostrava delle caratteristiche innovative anche oggi, una tra tutte, come spiegato da Auerbach, l'ampiezza della sua rappresentazione, non solo in senso "geografico", ma anche in senso emotivo; lo ha evidenziato tra l'altro anche De Sanctis, che non per caso l'ha definita "commedia dell'anima"). D'altra parte, è vero che Manzoni offre degli spunti validi tutt'oggi (alcune sue visioni delle situazioni politico-religiose sono drammaticamente reali, in ogni tempo), ma il corpus della sua opera (soprattutto dei "Promessi Sposi") è fondamentalmente poco "trasportabile nel tempo", se non con forzature e riadattamenti che però snaturerebbero l'opera e, forse, l'idea del suo autore. (Capiamoci: a me Manzoni non dispiace, se non per quei "Promessi Sposi" che, dopo la lettura, mi hanno lasciato profondamente deluso, ma non riesco a vederlo al di fuori del suo tempo, mi sembra "fuori posto"; visione che, con poche e marginali variazioni dall'originale, riesco invece ad avere dell'Alighieri o di Baudelaire).

però è carino che a supporto dell'attualità di Dante vai a citare l'opera del De Sanctis (prima edizione: 1955 o giù di lì).\nComunque, qualsiasi opera d'arte (musicale, architettonica, letteraria, etc.) deve essere letta sempre e solo in funzione del tempo in cui è stata realizzata o al più con il passato di quel tempo. Per il semplice fatto che l'artista non poteva certo relazionarsi con il proprio futuro.\nChe poi sia ancora attuale è un problema nostro, se possiamo dirla così. Noi confrontiamo il nostro passato con il futuro dell'opera e cerchiamo delle correlazioni... cosa che l'autore non poteva certo fare. Quindi la critica "a posteriori" la lascio ad altri.\nSu un vivente si può dire se s'è tenuto al passo con i tempi oppure no, ma su un morto mi sembra un FILINO pretestuoso. No?

Ian ha scritto:Comunque, qualsiasi opera d'arte (musicale, architettonica, letteraria, etc.) deve essere letta sempre e solo in funzione del tempo in cui è stata realizzata o al più con il passato di quel tempo. Per il semplice fatto che l'artista non poteva certo relazionarsi con il proprio futuro.\nChe poi sia ancora attuale è un problema nostro, se possiamo dirla così. Noi confrontiamo il nostro passato con il futuro dell'opera e cerchiamo delle correlazioni... cosa che l'autore non poteva certo fare. Quindi la critica "a posteriori" la lascio ad altri.

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Ian ha scritto:però è carino che a supporto dell'attualità di Dante vai a citare l'opera del De Sanctis (prima edizione: 1955 o giù di lì).\nComunque, qualsiasi opera d'arte (musicale, architettonica, letteraria, etc.) deve essere letta sempre e solo in funzione del tempo in cui è stata realizzata o al più con il passato di quel tempo. Per il semplice fatto che l'artista non poteva certo relazionarsi con il proprio futuro.

\nQui ammetto la mia (grande) presunzione