In questa guida ho riportato le mie esperienze e le mie idee di come dovrebbe essere gestito un live, soprattutto dai principianti ma anche da chi ha un po' più di esperienza e ciò nonostante incappa sempre in qualche problemuccio. E' molto molto lunga... prendetevela con calma !
Breve guida su come gestire i primi live senza impazzire
Dopo mesi o anni passati a imparare a suonare, dopo altri mesi passati con gli amici a mettere assieme il gruppo, qualcuno finalmente decide di affidarsi a voi per avere della bella musica.
Ovviamente, soprattutto se nel gruppo siete tutti alle prime armi, è normale che non si abbiano le idee chiare su come muoversi.
Vediamo quindi di imparare assieme le basi per non diventare matti, evitare errori marchiani e quindi figuracce.
Patti chiari, amicizia lunga!
E’ importante concordare con largo anticipo (il prima possibile) che tipo di serata si aspetta l’organizzatore e spiegargli bene cosa fate voi. Trovare un accordo chiaro è il tassello fondamentale per una serata che soddisfi tutti: voi, organizzazione e pubblico.
i) Persone di riferimento. Il gruppo dovrà eleggere un rappresentante che si farà carico di gestire le comunicazioni con l’organizzazione. Parlare tutti è solo controproducente. Agli incontri possono venire anche gli altri, ma parla uno. Analogamente, chiedete chiaramente chi sia il rappresentante dell’organizzazione e interfacciatevi solo con lui/loro.
ii) Chiarire il genere. Deve essere più che chiaro per l’organizzazione che tipo di musica proponete. Se non avete un demo, fate sentire degli esempi e fate in modo che la cosa sia chiara. Se si tratta di organizzatori con esperienza, la questione sarà molto veloce. Tuttavia molto spesso la prima data è proposta da amici o conoscenti, magari in contesti dove normalmente non si suona musica rock (festa di paese dove da cinquant’anni fanno liscio, locali non abituati alla cosa, …). Fare death metal in una pizzeria è una pessima cosa, fare pop in una birreria di metallari è anche peggio. Nel caso vi rendeste conto di parlare con qualcuno che non capisce, invitatelo alle prove.
iii) Definire le tempistiche. Concordate quanto dovete suonare. Non allungate inutilmente il brodo. Se avete un’ora scarsa di repertorio, ditelo tranquillamente. Inutile mentire o ragionare in termini futuri (del tipo: “adesso abbiamo un’ora ma fra due mesi sarà un’ora e mezza perché aggiungeremo pezzi nuovi”. Magari non sarà così e verrete meno ad un impegno preso). Fatevi dire subito anche quando dovete arrivare al posto del concerto e fino a che ora avete libertà di montare l’attrezzatura e fare le prove del suono (soundcheck). Normalmente si tratta di svariate ore prima dell’inizio del concerto vero e proprio.
iv) Chi mette cosa. Per l’attrezzatura, è FONDAMENTALE definire subito cosa metterà a disposizione l’organizzazione e cosa voi. La parte più “rognosa” è il cosiddetto sistema PA (Public Address), ovvero le casse e il mixer (senza dimenticare i monitor, per i dettagli vedi dopo). Se siete agli inizi, è difficile che lo abbiate voi. Se l’organizzazione è inesperta, può darsi che non ci abbiano ancora pensato. Senza PA non si suona e qualcuno lo deve mettere. Se si tratta di eventi all’aperto di una certa dimensione, date le dimensioni, deve per forza essere l’organizzazione. Nel tal caso, deve essere chiaro se è presente anche un fonico (che diventerà la persona con cui interfacciarsi per le questioni tecniche). Per eventi al chiuso, potreste anche prendervi voi l’incarico di noleggiare l’impianto. In tal caso, il mio consiglio è di chiedere un preventivo per il noleggio (tutte le sale prova e moltissimi negozi noleggiano attrezzatura) prima di parlare con l’organizzazione, così da mettere subito sul tavolo una cifra (che sarà a carico dell’organizzazione, la quale deciderà se va bene o no).
v) Spazio. Fatevi mostrare dove suonerete e valutate visivamente se c’è spazio a sufficienza (spesso ricevo proposte indecenti riguardo allo spazio a disposizione… se siete musicisti navigati, riuscite a suonare anche in 8 metri quadri, impianto incluso. Ma alle prime armi no, ognuno di voi deve avere il minimo indispensabile per muoversi agevolmente). Valutate la realisticità della proposta e ditelo chiaramente se secondo voi non va bene. Non trascurate l’illuminazione! La gente deve vedervi e voi dovete vedere cosa state facendo e dove state mettendo i piedi. Altro aspetto assolutamente fondamentale è l’elettricità. Nell’area deve esserci almeno una presa di corrente o dovete avere la certezza che ci sarà. Meglio vedere subito che tipo di prese di corrente è (a tre fori grande, piccola, schuko, industriale…). La distribuzione locale (brevi prolunghe, prese multiple, etc) può essere a carico vostro, ma se ci son da tirare 50 metri di cavo principale non possono chiedervelo.
Chiedete anche se avrete uno spazio dove prepararvi (i camerini non esistono proprio, ma magari c’è un retro non aperto al pubblico), cambiarvi, truccarvi se siete donzelle oppure i kiss
vi) Pubblico. Quanta gente verrà. L’organizzazione avrà delle aspettative e voi pure. Parlatevi e siate onesti su quanta gente potete portare voi e quanta altra è “indigena”. Chiedete quanto prima dovete prenotare eventuali tavoli per i vostri amici.
vii) Cachet. La prima volta sarete contenti di suonare a gratis. E va bene, ci può stare. Però almeno mangiare e bere devono essere inclusi per voi.
viii) Rispetto. Non comportatevi da rockstar, ma non fatevi nemmeno trattare come se vi stessero facendo un favore. Siate disponibili ad adattarvi, ma non permettete mai che vi trattino in modo eccessivamente discriminatorio (soprattutto se si partecipa a serate con più gruppi). Vi faccio due esempi di assurdità che mi son sentito proporre agli inizi: “il gruppo principale suona sul palco mentre voi suonate sul prato”, “voi suonate, ma quando gli altri decidono di iniziare smettete all’istante”. Ecco, non accettate condizioni di questo tipo. Siete comunque musicisti e non si è alla recita dell’asilo. Dite chiaramente con educazione se qualcosa non vi sta bene; se non si trova un incontro, rinunciate. Suonare con gente che vi considera un fastidio va sempre a finire male e dopo che avete lavorato gratis 8 ore a testa fra montaggio, concerto e smontaggio, si aspettano pure di sentirvi dire grazie. Occasioni migliori non mancheranno.
Attrezzatura
Cosa serve per suonare live? Vediamo di fare una carrellata generale. Ovviamente mi focalizzerò principalmente sulla chitarra.
Ma la cosa principale che mi sento di raccomandare è di CONOSCERE LA PROPRIA ATTREZZATURA. Non esiste proprio che si arrivi sul palco e si guardino le manopole dell’ampli senza sapere a cosa serva ciascuna di loro. Idem per il mixer. Ciascuno deve prendersi carico di imparare il funzionamento di ciò che gli compete.
Attrezzatura indispensabile. Un breve elenco di quel che serve.
i) Attrezzatura personale. Chitarra, amplificatore, effetti. Non fate gli “sboroni”. Non portatevi tonnellate di cose inutili. Ogni oggetto in più rappresenta un qualcosa che potrebbe rompersi o che fa perdere un sacco di tempo. Portate quello che vi serve davvero. Tutto deve essere facilmente trasportabile. I cavi si trasportano arrotolati con fascette di velcro (non arrivate sul palco con i cavi tutti annodati, per favore) e possono stare nella borsa della chitarra, ad esempio. I cavi elettrici e gli alimentatori idem, si possono tenere assieme ai pedali o all’ampli. Tenetevi come personali anche degli adattatori di presa di corrente, che non si sa mai dove dovrete allacciarvi se l’impianto non è vostro. Se avete parecchi cavi, portatevi una borsa dedicata dove sapete di avere tutto.
Parere mio, meglio avere un backup di tutto (nei limiti del sensato). Se vi serve un cavo jack, portatene due. Se avete due chitarre, portatele (due, non cinque che non userete). Portate abbondanti corde di ricambio (soprattutto se non avete una chitarra di riserva). Uno stand per le chitarre è utile ma non indispensabile (io non lo uso mai, per esempio, ma è sicuramente comodo se non si sa bene come muoversi sul palco). Plettri in abbondanza.
La vostra organizzazione personale è il primo biglietto da visita che consegnerete. E semplifica davvero tanto l’esistenza.
ii) Attrezzatura di gruppo, ovvero il PA. Per farvi sentire dal pubblico, vi serviranno:
- un mixer. Non servono mixer giganteschi. Se suonate al chiuso, per esempio, senza complicarvi inutilmente l’esistenza, nel mixer entreranno solo i microfoni ed eventuali strumenti che non hanno un’amplificazione propria (ad es., tastiere, banchi DJ o PC per chi contamina con l’elettronica, e così via). Ciò varia da gruppo a gruppo, nel caso chiedete consiglio qui sotto.
Quindi un mixer minimale con 4/6 canali indipendenti, qualche effettino e un master volume sarà più che sufficiente. Parere mio: normalmente un mixer di questo tipo dovrebbe far sempre parte dell’attrezzatura personale del cantante per vari motivi. 1. Il cantante è quello che se la cava con l’investimento minore (microfono e cavo…), per cui anche se spende 50 euro per un mixer base non va in rovina. 2. E’ il suo sistema di amplificazione e lo deve conoscere (equalizzazione, effetti, sono cose personali e un cantante DEVE sapere come farsi il proprio suono. A questo punto meglio che anche il mixer sia suo). 3. E’ l’unico che ha possibilità fisica di muoversi durante il check o la serata, per cui può sentire cosa non va e intervenire senza smettere di cantare (mentre chi suona uno strumento non lo può fare). E’ anche vero che i cantanti sono animali dalla pigrizia sovrumana e convincerli a lavorare non è per nulla facile…
- casse (per il pubblico). Non esagerate con la potenza e le dimensioni. Una coppia di casse (e relativi sostegni, non dimenticateveli mai) da 250-350 watt ciascuna sono più che sufficienti per gestire situazioni al chiuso o piccoli contesti all’aperto (giardini, feste in piscina, ma anche piazzette di piccole dimensioni, insomma… cose di questo ordine di grandezza).
- monitor (ovvero, le casse per il gruppo, chiamate anche spie). Il gruppo non sentirà niente dalle casse PA, perché sono orientate verso il pubblico. Ma per suonare assieme occorre sentirsi. Quindi servono delle casse che terrete orientate verso di voi. Seriamente, senza le spie è un disastro… il batterista soprattutto non sentirà nulla, ma anche il cantante sentirà molto poco la propria voce con risultati disastrosi. Non servono casse particolari. Stesso tipo e potenza delle casse PA. La maggior parte delle casse ha il retro sagomato per poter essere appoggiate a terra in orizzontale con un angolo di 45° rispetto al terreno. Almeno una spia deve essere prevista. Due sono meglio ma ci si può arrangiare con una, da tenere frontale.
- cavetteria. Ogni oggetto deve avere i suoi cavi, di segnale e di alimentazione. Etichettate i cavi, se sono vostri. Non avete idea di quanto semplifichi la vita sapere a cosa serve quello che state tirando fuori dal borsone. Tutto avrà già una posizione. Portatevi abbondanti backup di cavi di tutti i tipi. I cavi si rompono sempre nei momenti meno opportuni e dovete avere un ricambio, altrimenti la serata finisce. Come già detto, i cavi vanno preparati arrotolati e fascettati, e devono avere una borsa a loro dedicata. Se state noleggiando le casse, assicuratevi che vi vengano dati anche i cavi di alimentazione e quelli per il segnale. Dovete essere certi che i cavi che vi stanno dando siano compatibili con il mixer. Non abbiate paura a chiedere spiegazioni se non siete certi.
- impianto elettrico. Parola grossa, diciamo distribuzione della corrente. E' del gruppo, per cui dovete avere VOI tutte le prolunghe e le ciabatte che vi servono per alimentare tutto ciò che necessita di corrente (del resto, che altri potrebbe sapere cosa vi serve?). Nei negozi di cinesi, le ciabatte ve le vendono a 5 euro l’una, per cui non risparmiate. Portatevi anche degli adattatori perché non si sa mai che ci sia bisogno di fare qualche connessione non prevista.
- altro. Un kit di attrezzi da pochi euro, con cacciaviti, pinze e simili, bisogna averlo. Stracci di cotone pure, per pulire o togliere polvere. Spray per pulire i contatti elettrici può salvare la vita. Forbici, servono sempre. Penne a sfera per scrivere, che non si sa mai. Nastro adesivo di quelli di carta, per fissare le scalette in posti comodi, o fissare al pavimento dei cavi che rompono le scatole.
Arrivo sul luogo dell’evento: come comportarsi e cosa fare
Concordiamo sempre in anticipo quando dovremo arrivare per montare/fare il soundcheck e quanto tempo avremo a disposizione per farlo.
Quando arriviamo sul posto, non facciamoci prendere dalla fretta. Entriamo, rintracciamo la persona con cui avremo parlato in precedenza, aspettiamo che arrivi e stiamo calmi. Inutile presentarsi sulla porta con la chitarra in spalla e l’ampli in mano se non è ancora pronto il posto dove mettere il tutto.
Chiediamo se è tutto a posto e se possiamo iniziare a portare all’interno l’attrezzatura. In linea di massima sapremo già dove suonare se avremo fatto un sopralluogo, ma è buona norma chiedere di avere un po’ di spazio in più per scaricare tutto il materiale prima di iniziare a montare. Montare un palco ingombro di attrezzature è solo un gran caos. Le attrezzature vanno temporaneamente depositate vicino a dove suoneremo, ma non nello stesso posto.
Facciamoci dire dove possiamo parcheggiare per scaricare le auto e rispettiamo le disposizioni che ci vengono date (se vi dicono che potete rimanere davanti alla porta 10 minuti, non lasciate lì la macchina per mezz’ora).
Durante la fase di scarico del materiale, la zona palco (o comunque dove suonerete) non la dovete proprio considerare. Prima si scarica tutto nella zona designata e solo dopo si inizierà a montare. Le due cose assieme fanno solo confusione. Talvolta questo non è però possibile. In tal caso, il mio consiglio è comunque di mettere tutto in un angolo del palco e valutare la situazione. Non si può scaricare e montare allo stesso tempo, è un errore perchè finisce che si fa un brutto palco, organizzato malissimo.
Una volta che tutto sarà scaricato e le auto parcheggiate definitivamente, si potrà pensare a montare l’impianto.
Montaggio dell’impianto
L’errore più classico di tutti i principianti (e non solo…) è sempre questo. Palco libero, tutti sul palco ognuno con le proprie cose. No, non fatelo. Davvero, no, nemmeno se si è di corsa. E’ molto più efficace seguire un ordine rigoroso. Se ognuno porta le sue cose, il palco si riempie e non ci si muove più. Io tutt’ora suono con un bassista che ha la brutta abitudine di arrivare a mettere le sue cose sul palco. E’ sempre un caos perché devi stare attento a non urtarle ad ogni movimento.
Io suggerisco quest’ordine:
i) impianto elettrico. Prima di qualsiasi altra cosa. Individuiamo le prese di corrente a disposizione e suddividiamo visivamente dove verrà piazzata l’attrezzatura. Tiriamo quindi la nostra rete elettrica in modo da raggiungere le zone volute e verifichiamo che la corrente arrivi ovunque (meglio quindi avere quelle ciabatte con interruttore illuminato). Meglio fare questo come prima cosa, così capiamo subito dove possiamo arrivare con l’elettricità. Spostare attrezzature pesanti perché il filo non ci arriva, poi, è davvero scomodo.
ii) zona per la batteria. Normalmente il batterista avrà un tappeto sul quale monterà tutto. Piazziamo il tappeto in zona centrale ed arretrata del palco per delimitare la zona batteria. Sopra o sotto il tappeto non dovranno mai passare dei cavi (a meno che non sia attrezzatura del batterista). E’ una zona vietata. Ma non montiamo ancora la batteria.
iii) casse per il pubblico e mixer. Le casse per il pubblico sono il nostro fronte del palco. Rappresentano il punto più avanzato. Oltre non si dovrebbe andare, soprattutto con il microfono in mano, perché si rischia di generare solo dei gran fischi. Nel caso dovessimo andare oltre le casse con il microfono in mano, questo non deve mai essere puntato verso le casse. Copriamolo con la mano, nel caso, o teniamolo nella direzione opposta alle casse. Se non abbiamo le casse monitor, invece, le casse per il pubblico vanno posizionate in modo più arretrato e ruotate un po’ verso l’interno palco, in modo che almeno il cantante riesca a sentire la propria voce (ma MAI direttamente verso il microfono). Quanto girarle dipende da come ci si sente sul palco.
Il mixer deve essere messo su una sedia o su un tavolino. Colleghiamo il mixer e le casse all’elettricità e verifichiamo che si accendano (cosa da non fare con i mixer attivi, se ne avete chiedete spiegazioni qui sotto). Spegniamo il tutto e colleghiamo il mixer alle casse con i loro cavi di segnale, evitando di farli passare in mezzo al palco. Lasciamo tutto spento per ora. I cavi non devono MAI essere tesi perché basta un movimento per staccarli (nella migliore delle ipotesi) o far cadere l’attrezzatura (nella peggiore). Lasciante sempre un paio di giri di cavo lasco sul pavimento. Se il cavo non ci arriva, spostate l’attrezzatura piuttosto.
iv) casse monitor. I monitor servono per sentirsi sul palco. In particolare servono al cantante per sentire la propria voce e al batterista per sentire il cantante. Gli altri strumentisti si sentiranno dai loro amplificatori e sfrutteranno a loro volta le altre spie. La questione è più complicata se ci sono più cantanti, perché in teoria ognuno dovrebbe avere il proprio monitor ma se si è agli inizi è credo improponibile. Ci si dovrà adattare e si metteranno poi i microfoni dove si verrà raggiunti dalle spie, ma non saltiamo avanti. I monitor quindi vanno per terra, di fronte al cantante e a fianco del batterista (di solito). Colleghiamo i monitor alla corrente e quindi al mixer. Verifichiamo che si accendano e spegniamo tutto. A questo punto avremo installato la rete elettrica, il mixer, le casse per il pubblico e i monitor. L’attrezzatura comune è piazzata.
v) montiamo l’attrezzatura personale. Prima la batteria, che occupa uno spazio immane fra batteria vera e propria e custodie. Una volta che il batterista avrà finito o quasi, impeditegli di mettersi a suonare (no, mai, è una pessima immagine vedere il gruppo disunito, con gente che già suona mentre altri ancora montano. Due colpi per verificare le distanze vanno bene, ma non di più. Oltretutto, se dovete parlarvi, avere una batteria a mezzo metro dall’orecchio non è il massimo). Quando le custodie della batteria saranno sparite dal palco, potrete portare sul palco gli amplificatori. Non le chitarre e il basso, che ancora non servono a niente. Prima gli ampli, poi gli effetti. Collegate tutto alla corrente e collegate ampli ed effetti. Se proprio volete, dopo potete mettere i vostri strumenti negli stand. La posizione degli amplificatori è critica. Ovviamente l’amplificatore deve essere orientato verso il pubblico, e il musicista dovrà stare di fronte all’ampli. Tuttavia fate in modo che la vostra posizione sul palco non sia troppo vicina all’ampli, altrimenti muovendovi lo oscurerete e ci saranno sbalzi di volume. Inoltre, se mettete gli amplificatori in linea con la batteria (come si vede fare nei grandi concerti, dove però le attrezzature son ben altre) il batterista vi sentirà molto poco. Per cui bisogna fare in modo che gli amplificatori siano orientati in qualche modo anche verso il batterista (ricordiamoci che l’ampli emette il suono davanti, ma anche dietro… solo di lato non emette quasi niente). Per cui mettere gli amplificatori davanti – o quasi – alla batteria può essere una soluzione semplice.
Nel frattempo, il cantante potrebbe occuparsi di collegare il suo microfono al mixer e magari farlo anche per le eventuali seconde voci (quanto lavoro fa il cantante…).
Nota: Alcuni dicono di microfonare gli amplificatori. Questo in effetti permetterebbe di mandare il proprio suono sia nel PA che nei monitor. Personalmente, credo che microfonarsi da soli ai primi concerti sia un vero suicidio. Entrereste in un ginepraio dal quale è difficile venire fuori. Microfonare è una bella cosa ma: bisogna imparare a farlo affiancandosi a qualcuno di esperto, nei locali piccoli serve a poco o niente. Piuttosto, per il solo scopo di monitor (e NON per il pubblico), è possibile tirare un cavo dall’uscita “out” o “send” del vostro ampli fino al mixer (ma questo può essere fatto solo se il vostro mixer ha la possibilità di mandare un segnale separato ai monitor e non al PA, in modo che il suono che mandate con il cavo – che sarà di qualità troppo bassa per essere ascoltato dal pubblico – si senta almeno sul palco). Se non avete capito una parola di questa nota, lasciate perdere i microfoni e mettete gli ampli in modo tale che il batterista senta (sperimentate).
Soundcheck
Il soundcheck è la cosiddetta prova del suono. Durante il soundcheck si fa un doppio lavoro: si fa il suono per il pubblico e si fa il suono per il palco. Nei palchi ben attrezzati con fonico la procedura è complicata e non ci interessa, anche se vi darò qualche dritta su come interagire con i fonici. In situazioni più piccole si fa un po’ tutto assieme.
Vediamo di fare ordine e stabilire la sequenza corretta di azioni da compiere.
i) Accensione dell’attrezzatura. Per evitare shock elettrici all’attrezzatura, si DEVE seguire questo ordine.
- Tutti i volumi di tutto (mixer, casse, monitor, altro) devono essere rigorosamente a zero.
- Si accende prima ciò che può essere collegato in ingresso al mixer (tastiere, PC, ampli se collegati), poi il mixer, e solo per ultime le casse. Se sbagliate l’ordine si sentirà una bella botta dalle casse.
- Tutto il resto che non è collegato al mixer.
- A questo punto, si alzano i volumi delle casse fino ai 3/4 del volume massimo.
ii) Regolazione dei volumi. Do per scontato che sappiate usare il mixer, del resto questa non è una guida su come si usano i mixer.
L’unico strumento che non ha la regolazione del volume è la batteria (e avete voglia a chiedere al batterista di suonare piano… non lo farà mai. Vi conviene anzi farlo suonare di buona lena, così da evitare che poi live si senta solo la batteria perché nel soundcheck ha suonato piano). Per cui il volume complessivo deve essere fatto sulla batteria. Un modo semplice per fare i volumi è che il cantante si metta nella zona pubblico e ascolti il suono complessivo. Gli altri musicisti regolano il loro volume in funzione delle istruzioni ricevute. Del resto solo voi potete sapere come deve suonare il vostro gruppo. Il suono da fuori deve essere ben bilanciato e non deve esserci uno strumento che spicca sugli altri o che scompare. Prendetevi il tempo che vi serve in questa fase, ma quando suonate fatelo con lo scopo di regolare i volumi. Non fate prove infinite per il gusto di suonare, è solo tempo sprecato. Non state facendo un concerto durante il soundcheck (non succede niente se smettete di suonare… se dovete parlarvi, smettete di suonare e parlatevi. Non urlate, non cominciate a fare gesti strani. Ci si ferma e si parla). Cercate di fare parti di brani rappresentative (non serve suonare tutto un pezzo, anzi… se si sente qualcosa che non va all’inizio, ora che si arriva alla fine probabilmente ce lo si è già dimenticato), con suoni diversi, in modo da verificare che tutto per il pubblico possa filare liscio. Se i cavi lo consentono, anche gli altri musicisti possono farsi un giro zona pubblico per sentire i suoni. Spostatevi spesso per vedere che non ci siano zone palesemente “morte” (ovviamente ci saranno zone dove si sentirà meglio e altre peggio… è naturale e ci si può fare poco. Però non ci devono essere punti in cui uno strumento scompare completamente. In questo caso, non si alza mai il volume perché altrimenti poi sballereste il suono in altre zone, ma si sposta un po’ l’amplificatore). I volumi, a questo punto, NON SI DEVONO PIU’ TOCCARE IN NESSUN CASO ! Farlo vuol dire sballare tutti i settaggi.
Fatto questo, il cantante può tornarsene sul palco per fare il suono di palco. In generale, quando si fa il suono di palco, ognuno deve sentirsi più che bene. Un errore classico è voler avere un suono bilanciato sul palco. Non c’è niente di più sbagliato! Sul palco ogni musicista deve sentire benissimo sé stesso e gli altri in secondo piano. Se le chitarre non sentono bene il basso non è un problema, se un chitarrista non sente bene quel che sta facendo è un dramma. Bisogna sentire molto bene sé stessi, e avere una buona percezione della voce per sapere a che punto della canzone si è. La batteria la si sente per forza.
Quindi, il cantante deve sentire molto bene la propria voce e la chitarra ritmica deve essere ben chiara per avere le tonalità. Il batterista deve sentire bene la voce per avere riferimenti e avere chiari gli altri strumenti (per esempio, come riferimento durante gli assoli). Se gli strumenti amplificati (chitarre, basso, tastiere) non si sentono, non devono assolutamente toccare il proprio volume che è già stato regolato per il pubblico. Piuttosto, cerchiamo un’altra posizione sul palco, oppure ruotiamo un po’ l’amplificatore, ma non tocchiamo più i settaggi.
A questo punto proviamo un ultimo pezzo per sicurezza. Se tutto è ok, fine del soundcheck. Altrimenti correggiamo gli eventuali errori. Non rimaniamo inutilmente sul palco, non suoniamo cose in eccesso, soprattutto se ci sono persone che stanno facendo altri lavori utili per la serata e che hanno bisogno di comunicare fra loro. Lasciare acceso o spento è una scelta personale. Io onestamente preferisco spegnere tutto (la procedura di riaccensione dovrà essere la stessa del check, ovviamente senza toccare i volumi).
Nota: se il soundcheck è gestito da un fonico, dovete affidarvi al 100% a lui. Alcune regolette base. Seguite scrupolosamente le sue istruzioni per il montaggio. Rispondete alle domande che vi vengono fatte senza creare confusione. Quando parlate, alzate la mano per far capire chi sta parlando (magari il fonico è lontano e con i microfoni davanti alla bocca non vede chi parla), oppure dite chiaramente il vostro ruolo (tipo, chitarra destra palco... destra e sinistra del fonico, ovviamente). Soprattutto, non mettetevi mai a suonare se non vi viene chiesto esplicitamente. Il suono fuori lo farà lui ai suoi tempi. A voi sembrerà che non stia facendo niente per minuti, mentre invece sta facendo il suo lavoro. Abbiate pazienza. Per il suono di palco, vi verrà fatta sempre la domanda: “Cosa vuoi avere in spia?”. Non chiedete di avere tutti gli altri, o non capirete più quello che state suonando dopo un po’. Cercate di avere i riferimenti che vi servono. Ne ho parlato poco fa. Se ci sono problemi con il suono in spia mentre suonate, non cominciate a fare gesti incomprensibili. Fermatevi e spiegate bene qual è il problema e l’entità parlando nei microfoni (lui vi sente anche se voi magari non vi sentite). E dire “non mi sento” non vuol dire nulla. Dovete specificare se vi sentite poco, o niente del tutto, o troppo – ma non è mai troppo ... -, di quanto volete alzato o abbassato un certo altro strumento, e così via. Si riprova e se ci sono ancora problemi ci si ferma subito e si chiede ancora. Il fonico è lì per aiutarvi. Ma non fatelo innervosire con atteggiamenti poco professionali… loro sono abituati a sentirsi chiedere di modificare il volume in spia 20 volte, ma non sopportano comunicazioni poco chiare e soprattutto gente che suona nei momenti sbagliati. A maggior ragione con un fonico, una volta regolati i volumi personali questi non devono essere più toccati per nessun motivo. Se non vi sentite o vi sentite troppo, anche durante il live vero e proprio, finite il brano e nella pausa date istruzioni secche al fonico. Il pubblico non si creerà problemi se direte: “Banco mixer, per favore abbassami la chitarra in spia”.
iii) Chiedere all’organizzazione se va tutto bene. A questo punto, rintracciate nuovamente la vostra interfaccia nell’organizzazione e chiedetegli se è tutto ok, e soprattutto se i volumi gli vanno bene. Fategli ben presente che durante il concerto è quasi impossibile abbassare i volumi, per cui se ha qualcosa da dire lo dica subito. In questo modo, vi parate da molto probabili lamentele dopo (soprattutto se, come discusso all’inizio, siete in un contesto dove la musica live è poco praticata). Se non vi ha sentito, proponetevi di suonargli un pezzo così da essere sicuri che vada bene. Non avrà più scuse.
Il concerto vero e proprio
Dopo il soundcheck può passare un tempo più o meno lungo (da un’ora a 4-5 ore, dipende) prima che il concerto inizi. Per favore, non ubriacatevi nel frattempo che non è bello vedere musicisti che barcollano .
Nel frattempo, ci sarà probabilmente da compilare la documentazione SIAE. Si tratta di un grosso modulo bianco e rosso, nel quale dovrete indicare un responsabile del gruppo e trascrivere la vostra scaletta (autori e titoli dei brani). Niente di che, è solo noioso. Avere una penna è utile .
Vediamo un po’ come comportarsi sul palco per fare una bella figura:
i) MANTENERE LA CALMA. Non agitatevi mai, anche se qualcosa va storto. Se ci sono problemi, ditelo al pubblico buttandola sul ridere. Se si tratta di problemi piccoli, temporeggiate, chiacchierate (sempre via microfono in modo che vi sentano tutti e quindi fate intrattenimento) con gli amici nelle prime file (ricordatevi che chi vi risponde non è microfonato, per cui se state facendo un dialogo o fate venire sul palco l’altra persona oppure ripetete voi cosa vi viene detto. Ci sono poche cose più irritanti per il pubblico che sentire una voce indistinguibile e poi le vostre risposte via microfono … è indice di poco rispetto per tutti gli altri, sembra che non li stiate considerando). Se sono problemi più grossi, ditelo, prendetevi una pausa e lavorateci con calma. Per l’eventuale fonico, uguale. Se ci sono problemi, finite il brano e nella pausa chiedete aiuto. Inutile sbracciarsi, non vi capiranno mai.
ii) Salire sul palco. Salite solo quando l’organizzazione vi da il via libera. Se prima di voi ha suonato un altro gruppo, aspettate senza fare fretta che smontino tutte le loro cose e che l'ultimo componente se ne sia andato. Non si sale mai su un palco che non sia del tutto libero, a meno che non vi venga chiaramente detto di farlo. Salite in modo compatto, non alla spicciolata (a meno che non vi siate organizzati un’entrata ad effetto). Salite all’ultimo momento, non 5 minuti prima e poi ci si guarda in faccia senza sapere che fare. Se qualcuno deve sistemare qualcosa prima di iniziare (ad esempio, accendere un ampli valvolare, o anche accendere tutto l’impianto), sale una persona sola sul palco, fa tutto il lavoro che deve fare, scende, si aspetta qualche istante o minuto e poi si ritorna su tutti assieme. Non deve passare troppo tempo da quando la gente vi vede entrare in scena a quando verrà suonata la prima nota. Non mettetevi fretta a vicenda, siete sotto gli occhi di tutti. Se c’è una musica di sottofondo (come è normale), chiedete all’organizzazione di toglierla (ma solo davvero all’ultimo… staccata la radio, iniziate voi in pochi secondi). Tutti pronti, si inizia.
iii) Guardarsi sempre fra di voi. Non intestarditevi solo sulla vostra parte. Cercatevi con gli occhi, per capire se tutto va bene. Soprattutto sui finali.
iv) Presenza scenica. Non tutti sono animali da palco. Ma non è un problema. Cercate comunque di avere un aspetto compatto. Se c’è l’esagitato, molto bene. Lasciategli il suo spazio, lasciate che si prenda la scena. Al pubblico piacciono le primedonne spontanee. Slash corre come un pazzo, buon per lui. Se non è nelle vostre corde stargli dietro, non forzatevi. Non c’è niente di peggio che apparire finti. Non è una gara di individualità. Vince la squadra.
In linea generale, sorridete, fate vedere che vi state divertendo e il pubblico si divertirà. Non tenete gli occhi puntati solo sullo strumento o (peggio ancora) per terra. Guardate in faccia il pubblico. Soprattutto il cantante deve tenere gli occhi fissi sul pubblico (ma quant’è difficile, dopo 20 anni di live faccio ancora fatica a guardare dritta la platea). Trucco: guardate appena sopra le teste delle persone, non negli occhi. Molto meno imbarazzo per voi, ma al pubblico sembrerà che li guardiate in faccia. Bisogna creare il contatto visivo.
Non rimanete inchiodati al vostro posto. Muovetevi, cercatevi, create dinamismo. Lasciate che i vostri movimenti sottolineino la musica. I piccoli errori non contano, nessuno li nota se state dando uno spettacolo visivamente piacevole. Mentre un gruppo di musoni inchiodati, per quanto perfetti, faranno passare a tutti l’allegria. In definitiva, dovete apparire convinti di quello che state facendo.
v) Le pause. Fra una canzone e l’altra, ci sono diverse filosofie di pensiero. C’è chi dice che le pause devono essere brevissime (o non esserci proprio), c’è chi dice che ci devono essere (io sono in genere della seconda parrocchia). Pro e contro:
- Pause brevi: sono senz’altro positive se fate un repertorio ballabile (o da pogo, o comunque non da gente che vi ascolta e basta), ma solo se la gente BALLA. Dettaglio non trascurabile, no? Ma far ballare la gente è un’impresa titanica. E se la gente balla, non vi considera più, inizieranno ad interagire fra loro, per cui non dovrete interromperla o sarà la fine. Del resto, bisogna anche essere capaci di suonare tutto il repertorio senza pause… e forse non è la scelta più indicata alle prime esperienze. Inoltre, se fate il repertorio sparato, è difficile fermarsi per risolvere problemini perché è difficile far capire agli altri che si devono fermare quando invece non dovrebbero.
- Pause lunghe: hanno un vantaggio che pochi ricordano. Fanno riposare i timpani al pubblico, gli lascia la possibilità di scambiare due parole, di respirare un attimo. La gente di solito apprezza, fa applausi più lunghi che fanno sempre piacere. Il contro è che si rischia di far spegnere il pubblico se le pause sono troppo lunghe. Il trucco è semplice: parlare, parlare, parlare, parlare e continuare a parlare. Il cantante non deve solo cantare. E’ il frontman, deve interagire col pubblico. Non importa cosa dirà, non ci deve essere troppo silenzio, non ci deve essere l’impressione che non sappiate che fare. Può dire quello che vuole, può ringraziare, può presentare la canzone successiva, può chiedere cosa ne pensa il pubblico dell’ultimo brano, può raccontare qualcosa sul gruppo, può dedicare un brano a qualcuno, ma non deve mai tacere. Personalmente sconsiglio di instaurare dialoghi al microfono fra i membri del gruppo, se non molto brevi e di circostanza, per alcuni motivi: non tutti vi conoscono e potrebbero non capire a cosa vi stiate riferendo, il pubblico non capisce più bene chi stia parlando e non vi seguirà molto, si corre il rischio di partire per la tangente e incartarsi in discorsi che non interessano a nessuno. La chiacchiera deve sempre essere mirata a coinvolgere di più il pubblico, e null’altro.
Durante le pause si possono anche sistemare i dettagli (spostare cavi che intralciano, per esempio) e comunicare brevemente fra i musicisti se ci sono problemi o anche solo per aver conferma che tutto sia ok.
vi) Finale. Suonate la scaletta preparata fino alla fine. Magari tenetevi due/tre di bis (uno solo no, è troppo poco), fate la scenetta di togliervi gli strumenti di dosso e poi ricominciate. Non scenderei dal palco però, sennò il pubblico si raffredda. Fate sembrare che state per scendere ma rimanete perché qualcuno ve lo sta chiedendo. Bastano un paio di complici fra il pubblico . Una volta finito davvero, ringraziate il pubblico, spegnete l’impianto (prima cosa da spegnere: le casse, poi il resto) e levatevi di torno in fretta. Non cincischiate sul palco o nessuno capirà se è finita o meno. E’ una pessima idea lasciare come ultimo ricordo una sensazione indefinita.
Smontaggio
Rispettate i tempi che vi diranno dall’organizzazione.
Comunque, dopo il concerto prendete fiato e fatevi un sano bagno di folla, che ve lo siete meritato.
Dopo un po’, potete iniziare a smontare.
Ovviamente in modo ordinato. Prima cosa, via tutti i cavi. Riavvolgeteli bene e metteteli al loro posto, prima di dimenticarveli o di inciamparci dentro. Poi le cose più piccole (chitarre, pedaliere, mixer, piatti e aste della batteria) per creare spazio. Solo alla fine le cose più ingombranti.
Se ancora disponibile, rimettete tutto nell’area che avete usato come stoccaggio iniziale prima di montare.
Solo quando l’organizzazione vi darà il via libera (se è il caso, dipende dal posto), potrete attraversare l’area fino alle auto (che magari potrete temporaneamente avvicinare), passando in mezzo alla gente con tutta l’attrezzatura.
Infine, tanti saluti e baci e non guidate se avete bevuto !!!
Ultimi concetti sparsi che non hanno trovato casa altrove
Non che quello che sia qui sia più importante del resto, ma non sapevo dove altro scriverlo.
- Microfonare la batteria, al chiuso, non serve. Inutile portarsi set di microfoni infiniti e complicarvi l’esistenza. Alla meglio, un microfono per la cassa può essere un plus ma dovete saperlo installare e gestire, ovviamente.
All’aperto, invece, sarebbe auspicabile. Diciamo che fino a spazi all’aperto limitati non è necessario. La resa non è ottimale ma si può cavarsela. In contesti più grandi invece è un must (ma in tal caso ci dovrebbe essere impianto con fonico. E se non c’è, non suonateci che tanto il pubblico non sentirebbe nulla).
- I cavi non devono MAI essere tesi perché basta un movimento per staccarli (nella migliore delle ipotesi) o far cadere l’attrezzatura (nella peggiore). Lasciante sempre un paio di giri di cavo lasco sul pavimento. Se il cavo non ci arriva, spostate l’attrezzatura piuttosto.
- La scaletta. La scaletta è l’ordine con cui verranno eseguiti i brani. Va preparata con anticipo, e magari anche suonata alle prove per vedere se tutto fila. DEVE ESSERE PREPARATA TASSATIVAMENTE. Non esiste che ci si guardi sul palco e si cominci a discutere su cosa suonare. Mettete in scaletta solo brani che siano definitivi e sui quali vi sentite sicuri. Meglio non portare brani dubbi, fermarsi a metà pezzo è davvero un disastro, non si riparte più e manda il morale sotto le scarpe. Ma se dovesse succedere, non fatevi prendere dal panico. Il mio consiglio in questo caso è di NON rifare il brano (sbagliare due volte sarebbe la fine). Piuttosto, fate solo un paio di volte il ritornello e finisce lì. Ripartire da dove vi siete fermati è fuori discussione, non ci si riesce mai. Non fate vedere che siete nervosi, scherzateci su, ridete sempre e comunque, non incazzatevi fra voi soprattutto davanti al pubblico. MAI.
Nella scaletta vanno segnati l’ordine dei brani, i titoli, tutte le note utili (quando fare una pausa più lunga, ad esempio, se il cantante deve riprender fiato). In questo modo si viaggia sincroni. Ma non trasformatela in un libro, ci devono essere solo le info principali.
Spero che questa (lunghissima...) guida vi possa essere utile. Sappiate che sono 20 anni che suono, avrò fatto almeno 200 concerti in vita mia, niente di trascendentale ma qualche centinaio di persone le ho viste a sentirmi, e comunque qualche cretinata si fa sempre. Per cui... se dovesse succedere, rideteci su !!
Guida - Come fare i primi live senza problemi
Overload Guitars Themis
Overloud TH-U
Chitarre che ho avuto: Gibson LP Studio 2002 % MusicMan Axis SS % Vigier Excalibur Original % Fender Malmsteen, Strat Am.St. 1991 e 2006, Classic Pl. 60 e T-Bucket 400CE % Dean ML USA % Ibanez RGT3020, A300E-VV e SIX70FDBG % Jackson RX10D % Yamaha Pacifica 112 e 821 % Takamine P1DC
Overloud TH-U
Chitarre che ho avuto: Gibson LP Studio 2002 % MusicMan Axis SS % Vigier Excalibur Original % Fender Malmsteen, Strat Am.St. 1991 e 2006, Classic Pl. 60 e T-Bucket 400CE % Dean ML USA % Ibanez RGT3020, A300E-VV e SIX70FDBG % Jackson RX10D % Yamaha Pacifica 112 e 821 % Takamine P1DC
Grande Ian, ottima guida!
Mi sono ritrovato in gran parte di quello che hai scritto, concordo sul discorso PA: rischia di diventare un problema, ricordate comunque che è possibile noleggiare un impianto per una sola serata, magari dividendo i costi con l'organizzazione.
Mi sono ritrovato in gran parte di quello che hai scritto, concordo sul discorso PA: rischia di diventare un problema, ricordate comunque che è possibile noleggiare un impianto per una sola serata, magari dividendo i costi con l'organizzazione.
"Don't tell me the sky is the limit when there are footsteps on the moon"
Lettura consigliata: Netiquette
Lettura consigliata: Netiquette
Ottima guida Ian!
Mi sono ritrovato in tutti i consigli che hai dato, si vede che hai avuto tanta esperienza in questo campo e soprattutto hai lavorato molto per migliorarti nel tempo, questa guida dovrebbe essere stampata e affissa in ogni sala prove per quanto mi riguarda.
Non ho molto da aggiungere riguardando alla mia esperienza negli anni, tutto dipende anche dai tuoi compagni di band, se c'è qualche testa calda puoi essere preciso quanto vuoi ma qualcosa andrà sempre storto....
Una cosa che ha aiutato molto me e i gruppi in cui ho suonato è stato prendere il vizio di cronometrare montaggio/smontaggio in sala nella prova prima di un live, specialmente se con altri gruppi e soprattutto in caso di Festival in cui i tempi sono strettissimi.
Come dicevi anche tu il rispetto verso il fonico viene prima di tutto, per quanto mi riguarda ho sempre trovato utile parlarci prima di salire sul palco, chiedergli come si chiama e farsi dare alcune indicazioni base PRIMA del soundcheck sul come preferisce lavorare, mi piace pensare al fonico come un ulteriore membro della band durante il live, poi averne qualcuno anche come musicista in formazione non fà mai male!
Hai anche ragionissima sul suonare un pezzo intero durante il souncheck, è una cosa inutile ed irritante e l'ho subita anche condividendo il palco con gente "importante" della musica italiana che si presuppone sappia fare il prorpio lavoro al meglio (nomi in privato se non mi credete )
Per quanto mi riguarda dipende molto dal genere che si fà, nel mio genere mi piace provare per esempio una parte di un determinato pezzo in cui si susseguono parti clean/distorte in cui suonano tutti i musicisti per poi fermarci e regolare tutto, o magari provare al volo una parte particolarmente ostica per quanto riguarda il suono perchè c'è un suono particolare di un musicista o l'entrata di una parte registrata.
Le fascette di velcro per legare i jack sono un consiglio utilissimo e spesso sottovalutato, ogni musicista dovrebbe averne almeno una scatola a casa e soprattutto dovrebbe imparare a sciogliere/riavvolgere i jack propriamente in tempi umani, anche srotolarli di tanto in tanto a casa o in sala aiuta, peccato che non tutti se ne ricordino....
Mi è piaciuto molto anche come hai affrontato il discorso "pause" tra un pezzo ed un altro, pensando alla cosa sia come musicista sul palco sia come persona tra il pubblico sono dell'idea che una pausa tra un pezzo ed un altro ci deve sempre essere, brevissima, magari con una battuta da parte del cantante ma DEVE esserci, non mi piace andare a vedere un gruppo e non capire quando un pezzo è finito o se è già cominciato il prossimo, come non mi piace ascoltare interminabili minuti di ringraziamenti del cantante a persone random o battute che solo quelli della cerchia della band possono afferrare.
Un altro consiglio utilissimo per i "timidoni" è stato quello che hai dato sul non guardare sempre lo strumento e guardare sopra le teste del pubblico, a me piace guardare le ultimissime file o "spiare" il vestiario del pubblico, tipo vedere se qualcuno ha indosso la maglia di un determiato gruppo o qualche felpa particolarmente brutta, mi aiuta a staccare lo sguardo dallo strumento e non concentrarmi troppo su quello che stò facendo in modo tale da essere più rilassato.
Mi sono ritrovato in tutti i consigli che hai dato, si vede che hai avuto tanta esperienza in questo campo e soprattutto hai lavorato molto per migliorarti nel tempo, questa guida dovrebbe essere stampata e affissa in ogni sala prove per quanto mi riguarda.
Non ho molto da aggiungere riguardando alla mia esperienza negli anni, tutto dipende anche dai tuoi compagni di band, se c'è qualche testa calda puoi essere preciso quanto vuoi ma qualcosa andrà sempre storto....
Una cosa che ha aiutato molto me e i gruppi in cui ho suonato è stato prendere il vizio di cronometrare montaggio/smontaggio in sala nella prova prima di un live, specialmente se con altri gruppi e soprattutto in caso di Festival in cui i tempi sono strettissimi.
Come dicevi anche tu il rispetto verso il fonico viene prima di tutto, per quanto mi riguarda ho sempre trovato utile parlarci prima di salire sul palco, chiedergli come si chiama e farsi dare alcune indicazioni base PRIMA del soundcheck sul come preferisce lavorare, mi piace pensare al fonico come un ulteriore membro della band durante il live, poi averne qualcuno anche come musicista in formazione non fà mai male!
Hai anche ragionissima sul suonare un pezzo intero durante il souncheck, è una cosa inutile ed irritante e l'ho subita anche condividendo il palco con gente "importante" della musica italiana che si presuppone sappia fare il prorpio lavoro al meglio (nomi in privato se non mi credete )
Per quanto mi riguarda dipende molto dal genere che si fà, nel mio genere mi piace provare per esempio una parte di un determinato pezzo in cui si susseguono parti clean/distorte in cui suonano tutti i musicisti per poi fermarci e regolare tutto, o magari provare al volo una parte particolarmente ostica per quanto riguarda il suono perchè c'è un suono particolare di un musicista o l'entrata di una parte registrata.
Le fascette di velcro per legare i jack sono un consiglio utilissimo e spesso sottovalutato, ogni musicista dovrebbe averne almeno una scatola a casa e soprattutto dovrebbe imparare a sciogliere/riavvolgere i jack propriamente in tempi umani, anche srotolarli di tanto in tanto a casa o in sala aiuta, peccato che non tutti se ne ricordino....
Mi è piaciuto molto anche come hai affrontato il discorso "pause" tra un pezzo ed un altro, pensando alla cosa sia come musicista sul palco sia come persona tra il pubblico sono dell'idea che una pausa tra un pezzo ed un altro ci deve sempre essere, brevissima, magari con una battuta da parte del cantante ma DEVE esserci, non mi piace andare a vedere un gruppo e non capire quando un pezzo è finito o se è già cominciato il prossimo, come non mi piace ascoltare interminabili minuti di ringraziamenti del cantante a persone random o battute che solo quelli della cerchia della band possono afferrare.
Un altro consiglio utilissimo per i "timidoni" è stato quello che hai dato sul non guardare sempre lo strumento e guardare sopra le teste del pubblico, a me piace guardare le ultimissime file o "spiare" il vestiario del pubblico, tipo vedere se qualcuno ha indosso la maglia di un determiato gruppo o qualche felpa particolarmente brutta, mi aiuta a staccare lo sguardo dallo strumento e non concentrarmi troppo su quello che stò facendo in modo tale da essere più rilassato.
Gibson Les Paul Studio red wine gold hardware '95 / Squier Telecaster Deluxe
Electro Harmonix Memory Man Hazarai / Electro Harmonix Cathedral / Blackstar HT Dual / Electro Harmonix Little Big Muff / Electro Harmonix Pulsar / Boss RC1 / Korg Pitchblack / Danelectro Daddy O / Ibanez TC7 / E bow
Fender HotRod Deville 212
Electro Harmonix Memory Man Hazarai / Electro Harmonix Cathedral / Blackstar HT Dual / Electro Harmonix Little Big Muff / Electro Harmonix Pulsar / Boss RC1 / Korg Pitchblack / Danelectro Daddy O / Ibanez TC7 / E bow
Fender HotRod Deville 212
Ottime dritte anche le tue !
Comunque, ogni consiglio che ho dato deriva da esperienza diretta. Nel senso che son tutte cretinate che ho fatto !
Comunque, ogni consiglio che ho dato deriva da esperienza diretta. Nel senso che son tutte cretinate che ho fatto !
Overload Guitars Themis
Overloud TH-U
Chitarre che ho avuto: Gibson LP Studio 2002 % MusicMan Axis SS % Vigier Excalibur Original % Fender Malmsteen, Strat Am.St. 1991 e 2006, Classic Pl. 60 e T-Bucket 400CE % Dean ML USA % Ibanez RGT3020, A300E-VV e SIX70FDBG % Jackson RX10D % Yamaha Pacifica 112 e 821 % Takamine P1DC
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Chitarre che ho avuto: Gibson LP Studio 2002 % MusicMan Axis SS % Vigier Excalibur Original % Fender Malmsteen, Strat Am.St. 1991 e 2006, Classic Pl. 60 e T-Bucket 400CE % Dean ML USA % Ibanez RGT3020, A300E-VV e SIX70FDBG % Jackson RX10D % Yamaha Pacifica 112 e 821 % Takamine P1DC
Ecco una cosa che ho dimenticato... la SCHEDA TECNICA.
La scheda tecnica è un documento di una paginetta, massimo (ma meglio evitare) due pagine.
Serve all'atto pratico ad interfacciarsi con i fonici e di solito vi viene chiesta.
Nella scheda tecnica dovete sostanzialmente indicare tutto ciò che serve al fonico per farvi suonare al meglio.
Alcune delle info che non devono mancare mai:
1. nome del gruppo (e contatto nome/mail/telefono del referente)
2. numero dei componenti del gruppo e composizione (esempio: Elementi del gruppo = 3, N° 1 chitarra elettrica, N°1 basse elettrico e cantante, N° 1 batteria acustica e cantante)
3. disegno di come vi disponete sul palco e di come disporrete l'attrezzatura (poche info ben chiare, niente chiacchiere nello schema). Indicate chiarissimamente dove vi servirà la corrente e quante prese.
4. Attrezzatura richiesta: normalmente si chiede di avere PA completo adeguato, monitor di palco adeguati (vedi nota successiva), microfonatura ampli e batteria, il giusto numero di linee per le voci (dipende da quante voci avete, ovviamente)
5. Attrezzatura personale: qui dovete chiaramente indicare quello che mettete voi (chitarre e bassi al fonico non interessano... dovete dargli info su quello che potrebbe sovrapporsi alla sua attrezzatura, cioè ampli, pedaliere, batteria, radiomic, ...). Ad esempio: N°1 radiomicrofono Shure SM58 personale del cantante, N°1 Amplificatore Marshall JCM200 cassa 4x12, N°1 batteria acustica Yamaha (1 rullante, 2 tamburi, 2 timpani, 1 charleston, 2 crash, 1 ride, 1 china, ... oppure, se la batteria è fornita già, quello che il batterista ritiene imprescindibile, ad es N° 1 doppio pedale), etc.
6. Note: tutto ciò che rappresenta una peculiarità del vostro gruppo e che possa essere utile al fonico. Oppure vostre richieste particolari.
Nota 1: per quello che riguarda il punto 4, normalmente è una cosa che viene già stabilita prima fra fonico e organizzatore, per cui si può banalmente scrivere: come da accordi con l'organizzazione
Nota 2: fate conto che il fonico, se siete un gruppo standard, non degnerà di più di uno sguardo la vostra scheda tecnica. In realtà gli serve soltanto per capire come intervenire se siete un gruppo con elementi strani (che so, dei fiati o degli strumenti ad arco...). Altrimenti lavorerà secondo il suo standard e vi dovete adattare. Come vi ho già detto, MAI litigare col fonico... adattatevi a lui, che sa bene quel che fa, a meno che la cosa non vi crei davvero problemi.
La scheda tecnica è un documento di una paginetta, massimo (ma meglio evitare) due pagine.
Serve all'atto pratico ad interfacciarsi con i fonici e di solito vi viene chiesta.
Nella scheda tecnica dovete sostanzialmente indicare tutto ciò che serve al fonico per farvi suonare al meglio.
Alcune delle info che non devono mancare mai:
1. nome del gruppo (e contatto nome/mail/telefono del referente)
2. numero dei componenti del gruppo e composizione (esempio: Elementi del gruppo = 3, N° 1 chitarra elettrica, N°1 basse elettrico e cantante, N° 1 batteria acustica e cantante)
3. disegno di come vi disponete sul palco e di come disporrete l'attrezzatura (poche info ben chiare, niente chiacchiere nello schema). Indicate chiarissimamente dove vi servirà la corrente e quante prese.
4. Attrezzatura richiesta: normalmente si chiede di avere PA completo adeguato, monitor di palco adeguati (vedi nota successiva), microfonatura ampli e batteria, il giusto numero di linee per le voci (dipende da quante voci avete, ovviamente)
5. Attrezzatura personale: qui dovete chiaramente indicare quello che mettete voi (chitarre e bassi al fonico non interessano... dovete dargli info su quello che potrebbe sovrapporsi alla sua attrezzatura, cioè ampli, pedaliere, batteria, radiomic, ...). Ad esempio: N°1 radiomicrofono Shure SM58 personale del cantante, N°1 Amplificatore Marshall JCM200 cassa 4x12, N°1 batteria acustica Yamaha (1 rullante, 2 tamburi, 2 timpani, 1 charleston, 2 crash, 1 ride, 1 china, ... oppure, se la batteria è fornita già, quello che il batterista ritiene imprescindibile, ad es N° 1 doppio pedale), etc.
6. Note: tutto ciò che rappresenta una peculiarità del vostro gruppo e che possa essere utile al fonico. Oppure vostre richieste particolari.
Nota 1: per quello che riguarda il punto 4, normalmente è una cosa che viene già stabilita prima fra fonico e organizzatore, per cui si può banalmente scrivere: come da accordi con l'organizzazione
Nota 2: fate conto che il fonico, se siete un gruppo standard, non degnerà di più di uno sguardo la vostra scheda tecnica. In realtà gli serve soltanto per capire come intervenire se siete un gruppo con elementi strani (che so, dei fiati o degli strumenti ad arco...). Altrimenti lavorerà secondo il suo standard e vi dovete adattare. Come vi ho già detto, MAI litigare col fonico... adattatevi a lui, che sa bene quel che fa, a meno che la cosa non vi crei davvero problemi.
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Chitarre che ho avuto: Gibson LP Studio 2002 % MusicMan Axis SS % Vigier Excalibur Original % Fender Malmsteen, Strat Am.St. 1991 e 2006, Classic Pl. 60 e T-Bucket 400CE % Dean ML USA % Ibanez RGT3020, A300E-VV e SIX70FDBG % Jackson RX10D % Yamaha Pacifica 112 e 821 % Takamine P1DC